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Psicologia umanistica e Terapia centrata sul Cliente

Essere umani è essere in relazione. La nostra struttura del sé emerge dalle complesse interazioni, in particolare nei primi anni di vita e di socializzazione, ma continua per tutta la nostra vita. Le relazioni ci contraddistinguono, e quindi, se i problemi umani sono problemi di relazione, appare ovvio che la relazione terapeutica sia il cruciale elemento di cambiamento psicoterapico. In tali termini, la salute è vista come complesso processo relazionale.

Barrett-Lennard, 2005

Tentare di descrivere con poche parole le tappe di un processo raffinato e complesso, ma allo stesso tempo rispettoso della natura umana e del potere personale di ogni individuo qual è quello a cui assisto regolarmente in terapia con i miei clienti è cosa davvero ardua e difficile. Tenterò di dare quindi qualche spunto per focalizzarmi sulle pricipali caratteristiche della terapia Centrata sul Cliente, cercando di evidenziare cosa la accomuna e cosa la distingue da altri approcci più antichi o a lei coevi, descrivendone gli assunti di base, con la speranza che ciò possa essere di stimolo a compiere un approfondimento ulteriore per quanti lo desiderano. Carl Rogers si pone di fronte alle due forze imperanti nel campo della psicologia - la psicoanalisi e il comportamentismo - in modo nuovo e rivoluzionario. La sua visione della natura umana postula un essere umano che se posto nelle condizioni giuste per farlo è capace di autoregolarsi, crescere ed evolvere: da una visione basata sulla psicopatologia si passa a guardare alle risorse e alla possibilità di cambiamento delle persone che hanno un loro potere personale. Celebre è in questo senso la sua polemica col modello medico e il rifiuto esplicito di chiamare le persone in consultazione "pazienti" ma "clienti", proprio al fine di restituire una dimensione il più possibile paritaria e di responsabilità alla persona stessa. Ne discende quindi un particolare riguardo non per l'aspetto descrittivo diagnostico - pur considerato anch'esso non trascurabile - ma per un atteggiamento del terapeuta che miri a essere promotore di salute, che, come oggi descrive il modello sistemico e olistico bio psico sociale, equivale non soltanto all'assenza di malattia, ma alla capacità di utilizzare tutte le proprie potenzialità e risorse per stare bene e per crescere come persone complete ed autonome ma soprattutto capaci di vivere in relazione con gli altri. La diagnosi allora diventa elemento importante quando è elemento di conoscenza dinamico, un mezzo di consapevolezza sempre potenzialmente da rivedere alla luce del complesso rapporto che si instaura tra cliente e terapeuta e quindi non sarà mai una fotografia statica ma un processo vivo e potenzialmente sempre rivedibile e modificabile. Le condizioni necessarie e sufficenti per lo sviluppo armonico della persona nell'ambiente sono essenzialmente la capacità di percepire il proprio mondo interno e quello degli altri (empatia), l'esperienza della accettazione in quanto persona senza se e senza ma (accettazione positiva incondizionata) e la capacità d autenticità e di contatto genuino con se stessi e con l'altro (congruenza). Spesso però le esperienze dei clienti, il modo in cui essi hanno strutturato i loro vissuti, la necessità di fare fronte a vari eventi di vita e relazioni disfunzionali hanno inceppato, bloccato o costretto a distorcere ciò che essi sentono, con la conseguenza che essi stessi non lo riconoscono più ed entrano in una dimensione di sofferenza. A volte non solo essi non riconoscono chi sono e dove sono ma faticano addirittura a percepire come stanno e a dare un nome ai loro sentimenti. Restituire attraverso il recupero della relazione terapeutica il contatto con se stessi, in una cornice sicura e non direttiva, dove l'individuo è facilitato ad esplorare il proprio campo esperienziale e a vedere da sé quale direzione desidera dare alla propria vita è l'obbiettivo della terapia. L'esperienza dell'entrare nel proprio mondo emotivo con i propri tempi e col rispetto ad esso dovuto apre nuove aree alla consapevolezza di sè, dove il confronto con l'altro diventa poi fonte di arricchimento e non più di minaccia. Tutto ciò porta - attraverso un processo ben descritto e validato empiricamente dallo stesso Rogers - ad una minore rigidità di schemi, a una apertura più ampia verso la propria esperienza, a riconoscersi come referenti a se stessi ma anche in rapporto con gli altri, ad essere più consapevoli di limiti e risorse e più responsabili rispetto alle scelte che si compiono nella propria vita. Comprendere l'altro senza preconcetti e pregiudizi già definiti in precedenza, in modo aperto, vivo, non reificante. Questa è la scommessa della Terapia Centrata sul Cliente che con questo atto di accettazione, ascolto profondo e confronto, ma anche col richiamo alla propria responsabilità e non trascurando di focalizzarsi sulle potenzialità della persona, mira proprio a riaprire i canali della vita psichica e sociale ridando al cliente l'opportunità di essere se stesso e di ritrovarsi, di uscire così dallo stato di sofferenza o di elaborarlo e dargli un senso. Concludo con le parole di Rogers che a mio parere descrivono appieno cosa sia fare terapia secondo questo approccio, così come chiaramente viene espresso nella prefazione al suo libro Terapia Centrata sul Cliente:

"Questo libro tratta della sofferenza, e della speranza, dell'angoscia e della soddisfazione, di cui è pieno lo studio di ogni terapeuta". Tratta dell'unicità della relazione che ogni singolo terapeuta allaccia con ogni singolo cliente e nello stesso tempo degli elementi comuni che si scoprono in tutte queste relazioni". Parla del cliente che siede nel mio studio lottando per essere se stesso, ed è nello stesso tempo mortalmente spaventato di essere se stesso, del cliente che tenta di vedere la sua esperienza così com'è, desidera di essere quell'esperienza ed è allo stesso tempo terrorizzato da tale prospettiva. Questo libro parla di me, mentre sto con questo singolo cliente, confrontandomi con lui, partecipando a quella sua lotta nel modo più profondo in cui io sia capace. Parla dei miei tentativi di percepire la sua esperienza vissuta e del significato e dell'aroma che questa esperienza ha per lui. Parla del mio rammarico per l'umanissima fallibilità della comprensione di quel cliente e di tutte le volte che non ce la faccio a vedere la sua vita come lui stesso la vede. Parla del compiacimento per il mio privilegio di agire come levatrice di una nuova personalità, del mio timore reverenziale di fronte all'emergere di un sé, una persona, del mio assistere ad una nascita, in cui ho avuto ruolo importante di facilitazione....Credo di potere dire che questo libro parla della vita così coe si manifesta nel processo terapeutico, con il suo cieco potere e con la sua tremenda capacità di distruzione, ma anche con la sua travolgente spinta verso la crescita non appena si presentino le condizioni favorevoli."

Mi auguro che questi brevi accenni possano fare riflettere e stimolare la curiosità nei visitatori di questo sito per la psicoterapia Centrata sul Cliente, e soprattutto per il suo nucleo che è un modo di essere nuovo, un modo di essere pienamente umani. Personalmente ora mentre sto scrivendo provo un senso profondo di gratitudine sia per chi mi ha seguito lungo l'iter di formazione e mi ha fatto apprendere questo paradigma terapeutico immergendomici in prima persona, dandomi una notevole opportunità di crescita umana e professionale ma provo gratitudine anche per i clienti che mi hanno permesso di entrare, da ospite privilegiato, all'interno delle loro vite. Gratitudine per un dono dato e allo stesso tempo ricevuto, meraviglia e stupore per un sempre crescente arricchimento della reciproca e comune umanità.

Dott. Marco Santachiara

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